RECENSIONI CARFATICHE - UNA VITA DA GATTO (2016)

"No, dai... non è possibile. Non sta succedendo. Tutto questo è solamente uno scherzo. Adesso salta fuori il tipo che grida CANDID CAMERA e ce ne andiamo tutti a casa. Oppure, improvvisamente mi sveglio nel mio letto e scopro che è stato tutto un incubo."
E davanti a quelle immagini, ancora la mia mente ripeteva insistentemente:
"Ma no. Non è possibile su! Quest'uomo ha vinto l'Oscar! E due, mica uno! E' stato gigantesco ne I soliti sospetti, impareggiabile in American Beauty e terrificante in Seven! Cazzo, è stato anche uno dei migliori Lex Luthor mai apparsi su grande schermo! Non è possibile che sia tutto vero... e poi, c'è anche Christopher Walken! Il Cacciatore, King of New York, La zona morta... no... no, non può essere! Non può... e invece sì. Invece lo è. Maledetto Barry Sonnenfeld!"
E poco a poco, l'illusione svanisce e la tetra consapevolezza si fa inesorabilmente strada nella coscienza, facendomi rendere definitivamente conto che il protagonista di UNA VITA DA GATTO è nientemeno che quello stesso Kevin Spacey che mi ha emozionato più di una volta, con le sue doti attoriali fuori dal comune. Non mi voglio neanche fermare un secondo sulle controverse giudiziarie e sui guai trascorsi fuori dal set. Tendo a separare l'artista dall'uomo per principio e poi tutto questo è successo prima dei fattacci che hanno riempito le testate scandalistiche di tutto il globo. Kevin Spacey è sempre stato un cazzo di attore gigantesco. Come ha potuto interpretare la parte di un gatto in una commedia diretta da quel regista sopravvalutato, che ha azzeccato soltanto Men in Black nella propria carriera? Anche Get Shorty, vabbè... ma poi finisce lì, perché non dimentichiamo che Sonnenfeld è anche il dabbenuomo di Wild West (che, anche a dirlo ad alta voce, pare un rigurgito inevitabile dopo una scorpacciata di peperonata lasciata in un tegame su un davanzale al cospetto del sole cocente d'agosto!). come... COME HA POTUTO Sonnenfeld convincere Spacey a interpretare quel ruolo? COME HA POTUTO SPACEY a lasciarsi plagiare? Non l'ha letta la sceneggiatura, cacchio? Come dite? Ah, già... l'assegno. Avete ragione, alzo le braccia. E mi accingo a raccontarvi quelle due righe di trama.
Spacey è industriale ricchissimo e stracolmo di ego, che vuole costruire la torre più alta del mondo. Gli frega il giusto di moglie e figlia (nata dal secondo matrimonio)e tratta di merda il figlio del primo matrimonio, che lavora per lui. Fino a quando, dopo che gli hanno sfrantumato i coglioni per regalare un gattino alla figlia per il suo compleanno, il nostro si recherà nel negozio di Mr Perkins (Walken... Chirs, My God! WHY???) e prenderà appunto il felino in questione. Solo che, complice un leccapiedi che vuole fare le scarpe al capo, Kevin rischierà di morire e, dopo essere finito in coma, scoprirà di essere entrato nel corpo del gatto domestico. Dovrà fare del bello e del brutto per farsi capire di essere lì dentro e soprattutto dovrà imparare a essere meno stronzo ed egocentrico e amare più i propri cari, prima di rimanere a quattro zampe per il resto della sua esistenza.
La trama di UNA VITA DA GATTO è tutta qui.
Già vista e molto, ma moltissimo prevedibile.
Ma sapete qual è stata la cosa che più mi ha sconvolto, di questa commedia, che definire innocua è un lampante eufemismo? Beh... il fatto che l'abbia trovata anche simpa...non riesco a dirlo, argh! Un attimo di respiro... l'ho trovata anche simpatica. Ebbene sì, lo ammetto: o sto invecchiando o mi sto rincoglionendo. Probabilmente, entrambe le cose.
UNA VITA DA GATTO è il classico film che mai e poi mai mi sarei cagato nemmeno di striscio, anche solo quattro o cinque anni fa. Ma si sa... si cambia, si matura e spesso ci si rammollisce, passando inesorabilmente dalle pellicole con i muscoli oliati in bella mostra, sparatorie come se non ci fosse un domani e tette al vento per la gioia del testosterone, ai gattini che fanno acrobazie (in pessima CGI, tra l'altro), bevono whisky e si imbrescano, orinano nelle borsette griffate delle ex mogli, parlano con la voce di Kevin Spacey/ Roberto Pedicini e tentano in tutti i modi di piacere al pubblico che li guarda e persino di commuoverlo.
A farmi scendere la lacrimuccia non ci sono riusciti, sia chiaro eh? CAZZO! (questa l'ho detta solo per sembrare più homo...), ma per quanto riguarda tutto il resto, beh... questo film si merita la mia sufficienza, inutile girarci attorno.
Forse, ero partito esageratamente prevenuto, pensando fosse una merdaccia puzzolente e fluorescente e avevo un livello di aspettativa talmente basso che, alla fine, sono rimasto sorpreso positivamente.
O forse, sono stato trasportato dal fatto che appariva evidente che sia Spacey, che Walken che la Gardner (sempre bellissima, aggiungerei...) si sono visibilmente divertiti a interpretare i loro ruoli.
O forse, ho capito che si trattava di una pellicola, come ho detto, innocua e ho alzato l'asticella di gradimento e sono stato più buono nel metro di giudizio.
O forse...e credo sia quella giusta, avevo semplicemente bisogno di una serata di relax, ingenuità e leggerezza e mi sono lasciato coinvolgere da questo filmetto. C'è qualcosa di male?
Alla fine, anche no sapete?
Ogni tanto, film come questo vanno visti per non prendersi troppo sul serio e non cadere mai nell'errore di elevarsi a titolo di "Recensore illustre di stocazz...che guarda soltanto quei film in grado di suscitare epicuree riflessioni sulla non esistenza del quinto piano astrale della ceppa culturale universale perché sì", ma restando orgogliosamente alla stregua dello spettatore medio, appassionato di cinema al quale piace guardare tutto il possibile e dare il proprio spassionato giudizio, basato sulle emozioni del momento, senza trascurare una vigorosa grattatina agli zebedei e un rutto libero da manuale.
UNA VITA DA GATTO non è assolutamente un grande film, ma credo mi abbia preso nel momento giusto e questa cosa è molto importante, per il cinema, come per molte altre cose.
Quindi, superato lo sgomento iniziale e l'istintiva repulsione che mi avrebbe indotto a massacrarlo sistematicamente e senza alcun rimorso, ho avuto il piacere di godermi una commedia per famiglie ingenua e senza alcuna grave colpa, nella quale il cast si è divertito (alla fine, fa piacere che anche i grandi nomi vogliano vestire i panni di personaggi più "in vacanza", statuette dorate o meno...).
Sorvolando su alcune gag che non fanno ridere manco da lontano e situazioni abbastanza strane, vedi la scena in cui lo Spacey/gatto è sul letto assieme alla Gardner umana/moglie e le accarezza i capelli con la zampa come se volesse provarci, la storia scivola via bene e la pellicola ha la giustissima durata di neanche 90 minuti.
Immancabile l'happy end (ma tanto lo sapevate anche voi, su! Quale spoiler! Davvero pensate che in un film così, il protagonista cinico, non si ravveda e diventi una pasta di persona e che addirittura il gatto muoia??? Ma dove siete stati negli ultimi 400 anni? Sulla cima del Nuraghe più alto del mondo?), per una storia diretta senza particolari guizzi, ma che strizza l'occhio alla magia.
Inutile anche parlare troppo della colonna sonora, che accompagna semplicemente senza mai avere personalità propria, ma nemmeno importa. Però, la canzone Three Cool Cats è carina, devo ammetterlo.
Insomma, UNA VITA DA GATTO è un film che piacerà ai più piccoli, a chi ama i gatti di ogni tipo (e qui ce ne sono davvero un TOT!) ed agli adulti che sanno ancora prendersi meno sul serio di quanto la quotidianità non richieda insistentemente.
Quindi, potete anche farvi un piccolo favore e guardarlo su Prime Video.
Magari lo incasellerete come una puttanata fotonica senza appello o magari ne resterete positivamente sorpresi come il sottoscritto, che ancora non riesce a capacitarsi della recensione scritta fino a questo punto, ma il bello della vitaccia che calpestiamo a questo mondo risiede anche nel fatto di stupirsi e lasciarsi sfuggire un sorrisetto sornione al pensiero che, qualche volta, non sarebbe male vivere come un gatto e, perché no, avere a disposizione un carnet lungo sette vite... o erano nove?
Magari proprio voi che già pensate che il CaRfa si sia irrimediabilmente rimbecillito, verserete quella lacrimuccia alla fine del film e farete di tutto per non farvi beccare dalla consorte, dalla fidanzata o dai vostri figli, cercando disperatamente un fazzoletto, prima che la goccia scenda a rigarvi la gota... ma non lo troverete.
E poi, in fondo in fondo, alla fine della fiera, il giudizio finale spetta sempre a voi, quindi io mi dileguo e vi dico MIAO... cioè CIAO a tutti!
PS: il titolo originale NINE LIVES era più carino, però... e anche più adatto, mannaggia ai titolisti!