RECENSIONI CARFATICHE - NON SI DEVE PROFANARE IL SONNO DEI MORTI (1974)

22.08.2023

Un titolo forse un po' troppo lungo per un film, a mio avviso, impareggiabile.

Il regista spagnolo Jorge Grau (purtroppo, recentemente scomparso) che prima aveva diretto sostanzialmente documentari o pellicole di stampo prettamente drammatico, si cimenta per la prima volta nel genere horror, per la precisione nel non semplice (a quell'epoca) zombie movie, che ancora il grande pubblico non masticava assiduamente, arrivando addirittura prima del capolavoro Zombi di Romero e realizzando un'opera degna di tutto rispetto.

Visto praticamente quasi mai nei rari passaggi televisivi (sempre alle tre di notte, 'tacci loro!) e finalmente riuscito a reperire in rete qualche annetto fa (adesso sul Tubo è presente il film completo in italiano, che io sappia...), NON SI DEVE PROFANARE IL SONNO DEI MORTI è un film che fa paura, ve lo garantisco.

Non importa se avete visto tutto il marciume degli ultimi decenni e se pensate che nulla possa più scalfirvi dopo L'Esorcista, Shining, Hereditary o Babadook: questo film vi farà provare brividi accentuati lungo la schiena e farà accapponare le vostre palline e la vostra pelle.

Perché dico questo? Perché Grau è riuscito nella non facile impresa e con a disposizione un budget davvero minimo, a creare uno spazio d'orrore che non sbaglia un colpo, in netto contrasto con la tranquilla e affascinante campagna londinese, nella quale i morti viventi sono terrificanti, lentissimi ma implacabili e tremendamente affamati, ciondolanti finché vuoi e si esprimono soltanto con qualche sussurro strozzato, che amplifica l'inquietudine che essi trasmettono.

Bazzecole, direte voi! Basta sparargli in testa, come si fa con tutti i cadaverini ambulanti che abbiamo avuto la sfortuna di trovarci davanti.

E invece no, picchiatelli! Perché gli zombi di Grau non muoiono nemmeno con una pallottola di fucile nella crapa e vi aprono lo stomaco che è un piacere, se li lasciate avvicinare quel tanto che basta da farvi tirare una lapide di marmo nella schiena!

Ne sa qualcosa il nostro Giorgio Trestini, che fa parte del cast e fa una gran brutta fine.

Ma cosa risveglia le funzioni cerebrali dei morti più recenti?

I protagonisti George e Edna, incontratisi per caso e proseguito il viaggio assieme per andare a trovare la sorella di lei, scopriranno che una macchina agricola a emissione ultrasuoni è la responsabile delle resurrezioni.

Stermina i parassiti dei raccolti, ma fa resuscitare i morti, hai capito? Beh, non male!

Scontratisi con l'ottusità e la prepotenza fascista di un odioso, ma odioso, ma veramente odioso (lo devo ribadire?) ispettore di polizia che li reputa degli hippie senza alcun rispetto per la legge, i due giovani dovranno tentare il tutto per tutto per cercare di avvisare la popolazione del grave pericolo che incombe su tutta la zona e risolvere il problema.

Finale tanto amaro quanto bellissimo e antologico, perfetto per una storia del genere.

Contando su una fotografia davvero ben concepita e messa in scena, il film assume un tono cupo e costante per tutta la sua durata e la colonna sonora quasi inesistente, accentua il senso di disagio che Grau riesce a infondere nello spettatore.

Forse, ci troviamo di fronte a un horror abbastanza datato ed a tratti condito da qualche ingenuità, che tuttavia si fa perdonare a favore di una storia che convince e avvince, riuscendo anche nell'intento di associare il gore alla denuncia sociale di violenza sulla natura, dove le macchine vogliono impedire il corretto svolgimento degli eventi a favore del vile, come sempre, Dio denaro.

L'aspetto ecologista è ben evidente, seppur non opprimente e il protagonista George è il primo a ribadire agli scienziati che l'uomo dovrebbe ricercare un rapporto più genuino con la natura.

Gli effetti speciali artigianali sono la ciliegina sulla torta sanguinante, mostrandoci alcune scene splatter (non tante, in verità) che rimangono impresse nella memoria anche dopo la visione.

Ray Lovelock e Cristina Galbò sono convincenti nei ruoli dei protagonisti, così come mi sento di fare un applauso all'ispettore odioso (a ridaje!) interpretato da un magistrale Arthur Kennedy, che non si risparmia il cinismo e la malvagità più scriteriata, risultando anche peggiore dei minacciosi morti viventi.

Da guardare senza interruzioni e preferibilmente da soli, immersi nel buio, NON SI DEVE PROFANARE IL SONNO DEI MORTI è sicuramente una perla rara nel mondo horror, giustamente apprezzata dal pubblico più attento e smanettone e ovviamente snobbata dal mercato italiano, sia cinematografico che home video.

Nota di grande merito anche per il doppiaggio nostrano, che vanta le performance degli indimenticabili Cesare Barbetti, Sergio Fiorentini e Ferruccio Amendola.

Il film, uscito anche con i titoli "Zombi 3" e "Da dove vieni?", ebbe un discreto successo in Europa, sia da parte di critica che di pubblico, in un periodo cinematografico dove ancora gli zombi non avevano per niente coscienza di sé stessi e di quella che sarebbe divenuta una solida iconicità mondiale.

Di difficile reperibilità, ma ancora presente sul mercato online il DVD, che contiene interessanti contenuti speciali che completano la qualità del film e recuperano aneddoti interessanti, quali l'intervista al regista e il making of degli effetti speciali a cura del nostro Giannetto De Rossi.

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